Le ragioni che spingono una donna a chiedermi un seno “nuovo” sono le più disparate. Come lo sono le possibili situazioni di partenza.
Quello che però rimane stabile è l’obiettivo finale: un seno alto, pieno e sodo. Il che si traduce in una Mastoplastica additiva nella maggior parte dei casi.
Questa chirurgia, la prima per numeri in Italia, ha ormai un risultato quasi grarantito. Perchè quasi? Perchè il chirurgo ha a che fare con il corpo umano. Macchina che presenta un certo grado di imprevedibilità.
Capita talvolta che tra paziente e obbiettivo finale si interponga qualche contrattempo che può allungare e ostacolare il “viaggio”. Ma non c’è da preoccuparsi, le soluzione esistono. Si tratta solo di pazientare un pò di più.
Tra gli inconvenienti riscontrabili della Mastoplastica additiva c’è la possibilità che durante la guarigione un seno si riveli più sceso dell’altro, o comunque diverso.
Vediamo qui perchè ciò possa succedere e come porvi rimedio.
Un seno diverso dall’altro: le cause più comuni
Dopo una Mastoplastica additiva il risultato si assesterà nel corso di qualche mese e diverrà definitivo attendendo ancora un pò. Nulla è immediato nella chirurgia estetica.
La situazione anomala di cui vorrei parlare è quando, dopo una Mastoplastica additiva, un seno si mostra più sceso o diverso dell’altro.
Inizio dicendoti che nulla è assolutamente simmetrico nel nostro corpo. Nella maggioranza dei casi queste diversità solitamente si percepiscono solo minimamente. Ma può capitare anche che siano tanto accentuate da divenire motivo di disagio. Da dire, inoltre, che le asimmetrie possono riferirsi a una serie di possibili differenze, talvolta nemmeno migliorabili. Potrebbe interessarti approfondire l’argomento leggendo:“Seno asimmetrico? Scopri le cause di questa imperfezione”.
Esiste l’idea abbastanza comune che il chirurgo estetico debba poter garantire un risultato “perfetto”. Intendendosi con esso anche simmetrico. Quando invece il Creatore (o la Natura) ha già deciso per noi. Perfezione e simmetria assolute, millimetriche, hanno poco a che vedere con il corpo umano.
E quale sarebbe allora il giusto approccio mentale prima di una chirurgia estetica? Molto semplicemente quello di aspettarsi una “ragionevole” uguaglianza tra due aree anatomiche pari (destra e sinistra). Che siano in armonia e bilanciate, sia tra loro che con il resto del corpo.
Va quindi bene chiedere di porre rimedio qualora esistesse una disuguaglianza ovvia e marcata. Un poco meno se questa venisse valutata usando come unità di misura il millimetro. Ti spiego meglio questo concetto in: “Chirurgia estetica e simmetria: tutto quello che devi sapere!”.
Compreso questo aspetto, vediamo quando è la chirurgia a mettere in risalto una disuguaglianza tra i due lati.
Durante la guarigione il seno prende gradualmente la propria forma, potendo presentare una più o meno visibile asimmetria.
- Dopo la Mastoplastica Additiva la mammella risulta sempre gonfia e dura. A questo si inizia a porre rimedio già in sala chirurgica dove vengono applicate delle fasce compressive.
- Servono a bloccare le protesi nella corretta posizione. Oltre a contrastare meccanicamente il gonfiore.
- Nonostante ciò il gonfiore è spesso asimmetrico (un lato si gonfia più dell’altro), tale da preoccupare non di rado il paziente.
- La cosa migliore da fare in questa fase è evitare di guardarsi il seno allo specchio continuamente. Atteggiamento comprensibile ma che potrebbe generare, appunto, preoccupazioni fuori luogo. Bisognerebbe invece confidare un poco di più nel processo di assestamento il quale, però, avviene gradualmente durante i 3-4 mesi post chirurgia. Non in 3-4 giorni.
Vediamo però cosa succede se i seni appaiono marcatamente differenti una volta che il tutto si sia assestato.
Asimmetria preesistente
Come dicevo poc’anzi, non c’è cosa più comune che avere due seni asimmetrici. Venendo però alla nostra questione particolare, che fa riferimento a un seno più sceso dell’altro, potrebbero verificarsi situazioni differenti.
- La causa della diversità è ascrivibile alla posizione dei due complessi areolo-capezzolo. I quali possono essere slivellati secondo un piano orizzontale (uno più basso dell’altro) oppure verticale (uno più laterale dell’altro). In altre parole, considerando solo il primo caso, i due seni nel complesso appaiono “a livello” ma uno ha il capezzolo più basso, facendo “sembrare” il seno più disceso.
- Ecco il caso di un diverso livello dei solchi inframammari. Un seno potrebbe essere più basso poichè “inserito” più in basso nel torace. Detto diversamente, un seno parte da più in basso rispetto all’altro. Anche i capezzoli sono in genere slivellati conseguentemente.
- Un seno è più sceso dell’altro poichè più cadente. Tale situazione succede spesso quando un seno è più grande dell’altro. Essendo pertanto anche più pesante, esso tende a scendere di più nel tempo.
Ebbene la protesi solamente non può correggere tali differenze. In realtà potrebbe addirittura accentuarle un poco.
Quindi, in suddette situazioni, è necessaria una attenta valutazione, da fare tra chirurgo e paziente prima della chirurgia.
- Correggere il problema infatti implicherebbe eseguire qualcosa di più che il semplice mettere delle protesi attraverso una piccola incisione (e cicatrice poi).
- Nei casi 1 e 3 si renderebbe necessario, come minimo, lasciare una cicatrice aggiuntiva attorno all’areola. Essa potrebbe essere anche più estesa in caso di differenze di livello molto accentuate, come potrebbero accadere con più probabilità nel caso 3.
- Nel caso 2 si potrebbe optare per la semplice correzione del livello del solco inframammario senza cicatrici aggiuntive, oltre a quelle necessarie per l’inserimento delle protesi. Rimarrebbe tuttavia il problema dei capezzoli a livello differente. Per correggere i quali rientriamo in quanto appena detto nel punto precedente: delle cicatrici attorno all’areola, almeno in un lato, si renderebbero necessarie.
- Se tutto quanto appena detto non venisse accettato di buon grado dalla paziente per via delle cicatrici aggiuntive al seno, e scegliesse solamente per il semplice inserimento delle protesi senza nessun altra correzione, allora avere un seno più disceso dell’altro dopo una mastoplastica additiva sarà il conseguente e inevitabile risultato.
Asimmetria da assestamento
Una seno potrebbe essere più disceso dell’altro per via di un assestamento della protesi avvenuto differentemente nei due lati. In particolare potremmo avere le seguenti situazioni:
- una protesi scende più dell’altra.
- Si potrebbe poi verificare il caso opposto, cioè che una protesi non scenda sufficientemente nel proprio alloggiamento creato chirurgicamente. Facendo apparire l’altro seno più sceso.
- Ci sono poi situazioni con asimmetrie di volume in cui è consigliato usare protesi dal volume differente. Quella più grande è però anche più pesante e, nel caso di differenze di peso significative, quella maggiore potrebbe tendere a scendere di più nel tempo.
Nei primi due casi la chirurgia di revisione mira ad apportare degli aggiustamenti alla tasca protesica in modo che la protesi non scenda troppo (primo caso) oppure scenda adeguatamente (secondo situazione). Se invece fossimo nel terzo scenario, potrebbe essere necessario eseguire un intervento di rialzamento (mastopessi) nel seno più sceso per via della protesi più pesante.
Asimmetria da complicazioni
Esistono poi complicazioni della mastoplastica additiva capaci di far apparire un seno più disceso dell’altro.
- La contrattura capsulare è certamente una di esse. Si tratta di un abnorme ispessimento e indurimento della capsula che normalmente si forma attorno alla protesi quando viene inserita nel seno di una donna. Nelle fasi più avanzate essa tende a deformare il seno che, oltre a diventare molto più duro al tatto, è anche più rotondeggiante e alto. Come conseguenza l’altro seno, senza contrattura, appare essere “disceso”. Ma il problema da risolvere sta ovviamente nell’altro lato.
- I sieromi o gli ematomi sono eventi temporanei caratterizzati da un accumulo di fluidi (siero o sangue) attorno alla protesi che vanno ad alterarne il volume, la forma e la posizione della mammella. Il seno colpito da questo problema potrebbe apparire anche più basso rispetto all’altro. Tuttavia la differenza di livello non è solitamente l’aspetto che viene rimarcato. Quanto invece l’enorme differenza di volume tra i due seni che si instaura in un tempo più o meno breve. Il sieroma può formarsi anche mesi o addirittura anni dopo l’intervento. L’ematoma più tipicamente nelle prime 24-48 ore.
La chirurgia di revisione si rende necessaria anche in queste due situazioni. Nel caso della contrattura capsulare viene rimossa la capsula, cambiata la protesi e, se possibile, anche la tasca di alloggiamento (per esempio, da sottoghiandolare a sottomuscolare). Nel secondo caso è necessario evacuare l’accumulo di liquido formatosi e reinserire o sostitituire la protesi a seconda dei casi.
Per concludere
La possibilità che dopo una Mastoplastica additiva un seno risulti più sceso è reale. Parliamo però di una percentuale molto bassa sul totale. Nonchè di una situazione, abbiamo visto, risolvibile, qualsiasi sia la sua scatenante.
Se hai subito una chirurgia al seno e ora vedi che il risultato non ti soddisfa appieno, magari per problemi insorti in fase di guarigione, oppure per complicanze post operatorie, o forse per una o più scelte sbagliate, allora probabilmente la soluzione sarà un secondo intervento. Di cosa si tratta? Te lo spiego in:“Intervento di Mastoplastica Additiva Secondaria”.
Se preferisci avere un’idea completa di quello che è oggi la Mastoplastica additiva, ti invito alla lettura del mio libro bestseller: “Mastoplastica moderna”.
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