Bolle sotto pelle dopo Mastoplastica: cosa fare

Bolle sotto pelle dopo Mastoplastica: cosa fare

“Belle donne e bel seno” è un binomio imprescindibile. Almeno per molte pazienti che entrano nel mio studio. E non solo, visto che gli “interventi di chirurgia plastica al seno” primeggiano per numero su tutti gli interventi estetici. E la Mastoplastica additiva rimane, anno dopo anno, la chirurgia più eseguita.

Se ti può interessare conoscere nello specifico tutte le possibili chirurgie per migliorare il seno, il percorso per raggiungere il risultato migliore e i possibili ostacoli, ti consiglio la lettura del mio libro: “Mastoplastica Moderna”.


Talvolta però, presi dall’eccitazione di sottoporsi finalmente all’intervento,  si è portati a pensare che con esso l’intero cammino del tanto desiderato cambiamento sarà completato… Ebbene, non è propriamente così, per questa come per qualsiasi altra chirurgia estetica. Quello è solo l’inizio di un percorso, programmato in ogni minimo particolare, ma comunque mai certo. La colpa è del “compagno di viaggio”, ovvero il corpo umano, mai prevedibile.

Questo concetto è essenziale da comprendere prima di valutare qualsiasi intervento. Il chirurgo apporta la modifica. La paziente deve collaborare a ottimizzarne il risultato. Il corpo pò infatti rispondere in modo non sempre del tutto “previsto”. Fortunatamente le possibili complicanze sono ormai note e quindi facilmente risolvibili, a volte pur anche con una seconda chirurgia detta “di revisione”.

Oggi vorrei parlare di quando, dopo una Mastoplastica additiva, compaiono sotto la pelle del seno delle bolle.

Bolle sotto la pelle, cosa sono?

Il loro nome medico è flittene. Sono però anche conosciute come vesciche.

  • La flittene è appunto un distaccamento dell’epidermide dal derma in una data porzione del corpo.
  • Tale area si riempie di un liquido solitamente giallognolo detto siero.
  • L’aspetto ai nostri occhi è appunto quello di una bolla d’acqua.

Quali sono le cause?

Perche si formi la flittene è necessario che ci sia una sorta di trauma moderato, tale appunto da riuscire a sollevare l’epidermide senza però lesionare il derma. Le situazioni più comuni in cui incontriamo sono le seguenti:

  • ustioni superficiali, quindi di primo e secondo grado. Tali ustioni sono susseguenti a una esposizione a calore, più comunemente. Ma anche a freddo estremo o sostanze chimiche.
  • Trauma da frizione. Il più comune e conosciuto dei quali è la classica bolla o vescica che si forma nei piedi, spesso in coincidenza con l’uso di scarpe nuove per un tempo abbastanza lungo.

Bolle sotto la pelle dopo una mastoplstica

Succede a volte che si formino delle bolle sotto la pelle dopo essersi sottoposti a un intervento di mastoplastica.

La cute dopo questo intervento è sottoposta  una notevole tensione a causa dell’ improvviso volume aggiunto a cui non era “abituata”. E’ infatti tesa sia per la protesi sottostante che per il naturale gonfiore post-operatorio. Accade però anche in caso di una mastopessi oppure di una mastoplastica riduttiva. In questo caso la tensione non è dovuta all’aggiunto volume, ma alla rimozione dell’eccesso cutaneo.

In tali condizioni la pelle risulta essere molto più sensibile a ulteriori stress, quale può senza dubbio essere una forza che agisca tangenzialmente a essa, generando appunto una frizione. In altre parole, essendo già molto “stirata” per le ragioni appena spiegate, ha meno “riserve” per opporsi a una forza aggiuntiva che agisca trazionandola superficialmente.

Ecco allora che le ragioni per cui si formano queste bolle dopo una mastoplastica sono le seguenti:

  1. trazione generata dalle fasce compressive, soprattutto quando applicate direttamente sulla pelle.
  2. Cerotti sulle ferite. In particolare quando sono applicati trazionandoli abbastanza, come per generare essi stessi una certa pressione a ottenere un moderato effetto emostatico.

Per quel che concerne i cerotti c’è da aggiungere che le bolle possono però anche essere dovute a una sensibilità individuale, se non allergia, ai materiali di cui sono composti. Tant’è che, in questi soggetti, può succedere anche in qualsiasi altra parte del corpo, pur senza la “favorente” tensione cutanea sottostante di cui sopra.

Cosa fare?

Detto quanto sopra, si capisce molto facilmente quale sia la prima cosa da fare: togliere la causa scatenante.

  • Ecco che allora, a seconda di dove siano posizionate le bolle, potrebbe essere necessario rimuovere le fasce compressive.
  • Oppure i cerotti, usandone delle versioni meno aggressive per la cute.

Una volta formata la bolla, la si può solo accompagnare attendendone la guarigione. Sono possibili approcci differenti:

  • Il più conservativo è non fare nulla, proteggendola solamente con una medicazione.
  • La si può aspirare del suo contenuto liquido con una siringa sterile, e poi medicarla.
  • Similmente, la si può bucare sterilmente con un ago per poi coprirla.
  • Si può anche rimuovere con delle forbicine sterili l’epidermide. Per poi coprire il tutto con una medicazione fatta di garze grasse.

La cosa positiva è che guarisce senza lasciare esiti. Pertanto non vale la pena preoccuparsi più di tanto. 

Un altro tipo di “Bolla” dopo la mastoplastica

In lingua anglossassone bolla si traduce con bubble. E, quando si discute di mastoplastica additiva, non di rado ci si imbatte in una curiosa definizione, “duoble bubble”, riferita a una particolare complicanza: la deformità a “doppia bolla”, appunto. Che non c’entra nulla con le vesciche spiegate sopra.

Prendo allora spunto da questo gioco di parole per dirti qualcosa in più e spiegarti di cosa si tratta.

Indica un inestetismo caratterizzato da una doppia curvatura nel profilo del seno. Ne esistono due varianti.

  1. La più comune è quando la deformità risulta visibile nell’area del solco inframammario. E ciò accade sostanzialmente perchè la protesi si posiziona più in basso di esso. Si crea quindi un effetto “doppia bolla” dove la “prima” bolla, quella più in basso, è data dalla protesi che protrude inferiormente. E l’altra dal volume del seno posizionato sopra il naturale solco inframammario.  Tutto questo avviene tipicamente per due ordini di ragioni.
    • Quando il chirurgo abbassa chirurgicamente il naturale solco inframammario.
      • Perchè tale solco è naturalmente molto retratto e posizionato in alto. La classica situazione in cui questo si verifica è nel caso della correzione di un seno tuberoso. Per saperne di più potresti leggere: “Intervento di Mastoplastica e Seno Tuberoso: ciò che devi sapere.”
      • Perchè il seno è un poco cadente e quindi, al posto di eseguire una mastopessi  come si dovrebbe in questi casi (con le conseguenti cicatrici più estese), si cerca di “camuffare” il problema collocando la protesi più in basso rispetto a dove l’anatomia indicherebbe. In modo da “bilanciare”, in qualche modo, il seno e farlo apparire “meno” cadente. Opzione quest’ultima non consigliabile, essendo tecnicamente un approccio sbagliato. A tal proposito potrebbe esserti utile : “Mastopessi o Mastoplastica additiva? Consigli per la giusta scelta”
    • Ma si può avere anche questo effetto double bubble del seno  quando la protesi si disloca inferiormente nel tempo più in basso del solco inframammario. Ti parlo più approfonditamente della protesi che “si muove” nel seguente articolo:“Protesi al seno si muove? Ecco cosa fare”.
  1. Un’altra forma di “double bubble” , definita così però meno comunemente,  è quando la protesi, una volta inserita, non scende come dovrebbe. O comunque appare essere più alta della mammella in sè. E quindi la doppia curvatura nel profilo è causata dal volume  dalla protesi in alto e da quello del seno in basso. Tale scenario si verifica più classicamente in due circostanze:
      1. Quando la protesi è posizionata in un piano sottomuscolare senza che il muscolo venga adeguatamente rilasciato nei suoi attaccamenti inferiori sulle coste. In un tale caso la protesi non riesce più a scendere come dovrebbe, creando quindi questa deformità.
      2. Anche qua come sopra, quando si vuole evitare erroneamente una mastopessi, che invece dovrebbe essere effettuata per via di un seno cadente. E si colloca una protesi, magari anche molto grande, nel tentativo di riempire l’eccesso di pelle, “sperando” che la protesi alzi il seno. Cosa che non avviene mai. Ciò che appare agli occhi è invece un volume superiore pieno (la protesi) e uno inferiore lasso, svuotato e cadente, il seno appunto. In questo caso l‘effetto “double bubble” è ancora più ovvio poichè spesso, a differenza del caso precedente,  si nota proprio una separazione tra i due volumi, col seno che “pende” sotto, quasi a cadere non sorretto. Tanto è vero  che, tale specifico inestetismo, è più comunemente definito, sempre mutuando dagli amici inglesi, “waterefall deformity“, deformità a cascata. Concludo allora questo paragrafo proponendoti : “Quali sono rimedi per un seno cadente e svuotato?”.

Il Double Bubble” è un inestetismo piuttosto raro e comunque risolvibile. Basta affidarsi a un buon chirurgo che sappia consigliare la chirurgia, la tecnica e la protesi più adatta per prevenirlo. E che, all’occorrenza, sia in grado di consigliare ed effettuare una revisione adatta alla circostanza. Per approfondire, se volessi, la questione della chirurgia correttiva eccoti: “Il ritocco in chirurgia estetica: cos’è?”

Hai il seno rifatto, ma a rovinare il risultato c’è qualche inestetismo? Contattami, vedremo insieme come agire per darti il seno dei tuoi sogni.

 

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