Approcci chirurgici poco invasivi: l’innesto di grasso
La chirurgia svolge un ruolo essenziale se si intende rendere meno visibile l’effetto del passare del tempo sul nostro viso. É un arma molto efficace quando é usata in modo appropiato. Che , tradotto, vuol dire con le giuste indicazioni. Altrimenti non permette di raggiungere gli obiettivi prefissati. L’insoddisfazione del paziente (e del chirurgo) sarebbe conseguente.
Mi piace dividere questo capitolo in due parti. Gli approcci chirurgici poco invasivi ed il face lift propriamente detto. Le chirurgie del viso poco invasive sono rappresentate sostanzialmente dall’uso di fili di sospensione “chirurgici” e dall’innesto di grasso. Del primo abbiamo giá discusso nella precedente sezione.
L’innesto di grasso (con le sue varie applicazioni) rappresenta probabilmente l’argomento piú discusso negli ultimi 5-8 anni nei vari congressi di chirurgia estetica. Per quanto riguarda il viso, esso agisce come volumizzante e biostimolante. Come si ricorderá, l’atrofia adiposa é uno degli aspetti piú evidenti dell’invecchiamento del viso. L’azione volumizzante compete con quella dei fillers sintetici. Con la differenza che quella del grasso é permanente. Per la percentuale che attecchisce, ovviamente. Questa percentuale varia molto , a guardare gli studi fatti sull’argomento. Possiamo considerare una percentuale media di attecchimento del 50-70%. Bisogna poi considerare l’azione trofica e biostimolante sostenuta dalle cellule staminali facenti parte del tessuto adiposo innestato.
Queste tecniche chirurgiche mini invasive possono essere usate da sole o come complemento ad una chirurgia facciale piú estesa. Le aree di inoculo tipicamente utilizzate sono gli zigomi, labbra, solchi nasolabiali, regione periorbitaria, mascellare e mandibolare.
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